Jul: n. (m) Natale
- Roberta
- Dec 17, 2018
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Il Natale in Norvegia è un momento importante, intenso, pervasivo; inizia i primi di novembre e finisce il 24 dicembre notte. A Bergen inizia prima che in tutto il resto del paese, perché a Bergen ogni anno viene allestita la città di pan di zenzero più grande al mondo, e per entrare nel Guinness dei primati bisogna giocare d'anticipo. La prima settimana di novembre in città tutti (quelli che hanno figli) iniziano a sfornare casette, palazzi, teatri, cattedrali, castelli di pan di zenzero e la seconda settimana di novembre la città di pan di zenzero è già visitabile. Ammaliata dall'ipotesi di entrare anche io nel Guinness dei primati, un mese e mezzo fa ho prestato le mie skill di pasticciera al Centro Culturale Italiano di Bergen.

Tutti sanno che la vita delle casette della città di pan di zenzero spesso non è lunga e dopo un mese in esposizione molti edifici presentano danni strutturali evidenti causati dall'umidità, dall'imprecisa ripartizione della glassa o da infiltrazioni di caramello. Ma venerdì scorso ho visto con i miei occhi che la casa del tricolore è ancora in piedi.



Insomma con questo pretesto del pan di zenzero gli scaffali dei supermercati sono già pieni di biscotti di Natale attorno a Halloween, e per la cronaca in Norvegia la categoria dei biscotti di Natale è una categoria chiusa, in cui rientrano per la precisione 7 tipi di biscotti, compreso naturalmente il pan di zenzero. Gradualmente tutto il resto dei prodotti nei supermercati inizia a diventare "di Natale". Per far diventare qualcosa di Natale basta apporre il prefisso jule- e inserire il prodotto in una confezione natalizia: in questo modo si ottiene la julepasta, la julepizza, lo julekaffe, lo julelatte (che è il cappuccino) ma anche lo julemelk, cioè il latte, che sul cartone presenta anche intrattenimento e quesiti a tema natalizio per la colazione.

Verso il 20 novembre il Natale ha già pervaso ogni dimensione dell'essere e dell'avere. La settimana prima dell'inizio dell'avvento è poi il momento di accendere le luminarie! L'evento non è banale, e a Bergen viene inaugurato da un grande concerto nella piazza centrale alla fine del quale il sindaco accende un lumino che apparentemente dà fuoco a un filo che percorre tutto il lago fino all'albero di Natale al centro del lago e poi si illumina quello, e la piazza, e i palazzi, e gli alberi, e partono i fuochi d'artificio e intanto tutti (anche i bambini pericolosamente piccoli) hanno in mano una fiaccola di cartone e corda che brucia male. E naturalmente si canta tutti insieme. Una città intera che canta attorno all'albero, andatelo a dire ai NonSoChi.


La cerimonia si ripete poi in piccolo nella settimana successiva in vari altri luoghi e istituzioni. Nel museo di Gamle Bergen il rito è esattamente lo stesso ogni anno: i bambini (da quest'anno solo quelli con più di 12 anni, non vi dico la delusione degli altri) fanno una fiaccolata per le vie della finta città, capeggiati da un finto sindaco con cilindro, bastone e redingote, e concludono il corteo attorno all'albero di Natale spento; poi iniziano a incitarlo ad accendersi e, quando questo finalmente si accende, iniziano ovviamente a ballarci e cantarci intorno.


Intanto il palco dei concerti nella piazza centrale si è nottetempo trasformato in un mercatino di Natale con ruota panoramica e giostra dei cavalli. Però niente a che vedere coi mercatini che vi immaginate. Qui il mercatino sono i negozi della città che si trasferiscono a vendere nella piazza nel mese di dicembre. Anche il negozio nerd che vende i manuali di Dungeons&Dragons, per dire. Ah e una pallina di Natale dipinta a mano costa 349 corone (36 euro).

L'invasione natalizia prosegue poi a ogni singola finestra di ogni singola casa, in cui compare almeno uno di questi due simboli.

Entrambi gli oggetti sono tra i bestseller natalizi di Ikea in tutto il mondo, ma fuori dalla Scandinavia si tende a comprarli per arredamento valido tutto l'anno, qui invece sono associati all'Avvento. In sette ore di treno Bergen-Oslo, nel buio pesto e nella bufera di neve, spuntano candelabri a sette braccia da tutte le finestre delle case che costeggiano la ferrovia, e sono l'unica luce tra un tunnel e l'altro. Vista la pervasività del simbolo ci si aspetterebbe che la gente ne conosca il significato, ma no. "Perché in Scandinavia la menorah ebraica è simbolo del Natale?" "Ah perché, non è così ovunque?". Il tredicesimo norvegese interpellato ha fatto scattare una catena di telefonate per chiedere alla zia molto religiosa delle spiegazioni. Pare che la menorah sia un reminder delle origini ebraiche del cristianesimo, e la stella ha sette punte perché la menorah ha sette bracci. Io comunque non sono ancora convinta.
I cappellini che spuntano dal davanzale sono invece dei nisser, dei Babbi Natale norvegesi, piccoli e barbuti come degli gnomi da giardino e tendenzialmente dispettosi. C'è molta confusione in proposito, ma Babbo Natale pare abbia una duplice natura qui: quella di gigante buono che porta i regali e quella di elfo minuscolo che pretende il risgrøt (porridge) alla cannella la notte di Natale. Tine, la principale azienda di prodotti caseari in Norvegia, l'anno scorso ha creato una pubblicità che riassume perfettamente tutta la questione.
Naturalmente secondo i norvegesi Babbo Natale, ovvero lo Julenissen, vive in Norvegia: Havnebakken 6, 1440, Drøbak. Forse non è che Babbo Natale non esiste, è che abbiamo sempre sbagliato indirizzo.
Tornando alle candele e all'avvento, sono presi così sul serio qui che in cima alla montagna nel centro città vengono innalzati quattro enormi candeloni visibili a livello del mare, che vengono accesi uno alla volta ogni domenica di dicembre.

Per tutto dicembre si procede dunque compulsivamente a accendere candele, comprare cibo natalizio, partecipare agli julebord (le tavole di Natale), spesso occasione di bere male a spese del proprio datore di lavoro. Il vino comunque costa troppo, quindi niente vin brulé, ma solo gløgg, una specie di Coca-cola non frizzante, calda, con dentro uvette e noccioline che onestamente non conferiscono alcuna qualità aggiuntiva alla bevanda. O julebrus, acqua e zucchero di colore rosso che se dici ai norvegesi che non ti piace si offendono tantissimo. Poi c'è il giorno di Santa Lucia, poi c'è il 24 dicembre: le campane suonano alle 4 del pomeriggio, tutti partecipano alla messa di Natale e dopo si mangia. Il 25 dicembre si è già oltre il climax natalizio e a gennaio le scuole ricominciano subito.
Comunque sarà che sono avvantaggiati dal paesaggio e dall'architettura, ma il Natale qui gli viene bene. Cioè, per dire.

E infine c'è il fattore eleganza: nessun Babbo Natale appeso alle finestre, nessuna luce intermittente, nessuna scritta. Solo luci bianche e fisse sui balconi, che sembra che si siano messi tutti d'accordo. Forse è per quello che non ci sono negozi di cineseria, forse lo Stato non vuole offrire ai cittadini la tentazione del kitsch.
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