Øl: n. (n) birra
- Roberta
- Nov 16, 2018
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Updated: Nov 17, 2018
La birra quassù è da sempre il fulcro che tiene insieme tutto, la malta della società. La vita delle persone ruota, di fatto, attorno alla birra. E questo perché procurarsi birra decente non è assolutamente un fatto banale a Bergen.
Ma facciamo un passo indietro: nel medioevo a Bergen si beveva solo birra; per ragioni igieniche di disinfezione dell'acqua, ma anche perché la birra piaceva molto ai tedeschi, quelli della Lega Anseatica, che avevano preso il controllo del commercio di stoccafisso norvegese. Gli anseatici avevano fatto della birra un elemento centrale nella gestione degli equilibri sociali: intanto, tra le massime autorità, in una lega di aziende che condividevano gli stessi magazzini, c'era il mastro birraio. Era lui che si curava della gestione del misterioso stanzino della birra, dove venivano custodite le botti da lui acquistate. Oltre al mastro birraio c'era anche un'autorità morale che con un bastone sormontato da una manina indicava i peccatori, i quali, quando venivano indicati, pagavano piccole somme di denaro o intere botti di birra, a seconda della gravità della colpa commessa.

Gli anseatici ad esempio facevano voto di celibato, e se qualcuno li coglieva in flagrante con una prostituta, dovevano pagare da bere a tutti i colleghi (inutile precisare: la fanciulla veniva gettata nel fiordo). Sono state trovate antiche iscrizioni runiche di ubriachi di birra che si auguravano che il proprio collega tornasse presto a peccare, perché ne era risultata una serata pazzesca. Ed era anche invalsa l'usanza di rubare all'autorità morale il suo bastone ogni volta che questa si ubriacava: col bastone si correva alla porta dello stanzino della birra e si bussava sulla porta con la manina, tipo quando si dice "per me!" a nascondino. E a quel punto il tizio ubriaco doveva pagare a sua volta un barile di birra per porre riparo al suo errore. Il tutto in un grande circolo vizioso di multe da ubriachezza e ubriachezza da multe. Insomma una volta in Norvegia ci si divertiva davvero.

Poi - che è, che non è - siamo arrivati al ventunesimo secolo: anno dopo anno Oslo si aggiudica il titolo di "città dove una pinta di birra costa di più al mondo". Questo perché lo stato norvegese detiene il monopolio dell'alcol e ci applica una percentuale di tasse che si aggira attorno all'80%. Una birra media arriva a costare tranquillamente 12 euro, ed è pure 0,4 l. Risultato del monopolio di stato (e di una punta di proibizionismo) è che l'alcol viene venduto solo nel negozio del monopolio di stato, i cui orari ne scoraggiano drammaticamente il consumo. Ad esempio comprare superalcolici di sabato dopo le 15 è impossibile. La birra grazie al cielo la vendono anche al supermercato, ma comunque di sabato dopo le 18 non la si compra...nel senso che il codice a barre non funziona dopo le 18, quindi la cassa non lo legge. E comunque costa tanto anche al supermercato, a parte la birra Hansa, la birra nazionale prodotta a Bergen, che francamente sa di acqua. Poi qui si potrebbe aprire una parentesi su un bergenese, diventato eroe nazionale, che reclamò gratuitamente tre casse di Hansa al supermercato dopo averle monitorate attentamente per giorni, per poi presentarsi in cassa con loro la mattina della scadenza impressa sulle bottiglie. Il supermercato in questione, in cui vigeva la regola del "se trovi qualcosa di scaduto sugli scaffali è automaticamente tuo", adesso non regala più niente.
Insomma si capisce che quando in città succedono cose, tipo i festival della birra, la gente va in visibilio e paga centinaia di corone per accedere a misere degustazioni. Quindici giorni fa il festival della birra di Natale, una decina di stand, era già sold out una settimana prima dell'evento.
Ma i norvegesi, pieni di risorse, risolvono comunemente producendo birra artigianalmente a casa propria, il che consente di arrivare a pagare una bottiglia di 0,5 l circa 25 corone (2,50 euro): poco meno di una Hansa da supermercato, ma tendenzialmente più bevibile. Il norvegese colloca comunemente il fermentatore in bagno, la stanza più calda della casa.
Insomma la birra a Bergen è tuttora la regolatrice dei rapporti sociali, ma più in termini di assenza e rarità, che di brilla condivisione. Lo conferma l'incredibile furto subito dal nostro socio in birra (anche noi produciamo birra, s'intende), che detiene gli strumenti della produzione artigianale e custodisce le bottiglie in fermentazione: nottetempo qualcuno si è infilato nella sua cantina e ha rubato l'intera produzione di birra dell'autunno. In un paese normale nessuno si sognerebbe di rubare scatoloni pieni di bottiglie senza etichetta, ché, dai, cosa ci può essere dentro? e poi che rumore fanno? e quanto pesano? Ma non qui, cari miei, non qui.
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