turist: n. (m) turista
- Roberta
- Jun 27, 2018
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A un mese e mezzo dall'inizio della stagione estiva in città mi pare doveroso stilare un bilancio delle gioie e degli orrori della mia nuova professione.
Innanzitutto essere una guida turistica a Bergen significa essere impermeabili: sembra una dote impossibile da acquisire, ma con il tempo la pioggia inizia effettivamente a scivolare giù senza bagnarti.
Poi bisogna saper parlare molte lingue: è vero che sei pagato per parlare in italiano e in inglese, ma la maggior parte degli autisti con cui collabori per i city sightseeing sono estoni, lituani, polacchi, cechi, slovacchi, greci. Grazie al cielo l'ancora recente passato sovietico di mezza Europa fa del russo un'ottima carta da giocare: il sorriso di sollievo dei malcapitati che stanno scarrozzando 50 indiani per tutta la Norvegia da una settimana quando sentono parlare (male) una lingua a loro conosciuta è fonte di gioia impagabile: ma allora la laurea serve a qualcosa! A volte gli autisti sono di Bergen e decidono di parlarti norvegese e tu, poiché l'esame lo hai passato, ti senti in dovere di sforzarti e rispondere nella stessa lingua: li fai innamorare di te e ti lasciano anche la loro parte di mance, ma poi al museo incontri la bigliettaia scorbutica che bofonchia a mezza voce, e tutte le certezze crollano. "Può ripetermelo in inglese?" "Ah ma nemmeno queste cose semplici capisci?". Grazie bigliettaia, grazie.
Se sei una guida turistica devi imparare a padroneggiare la mossa della stretta di mano con cui la gente ti allunga le mance. Che poi non è che ci diventi ricco, però le banconote divise per valute nei barattoli di marmellata ti fanno finalmente provare l'ebbrezza di zio Paperone nel deposito.
A fare la guida turistica conosci ogni giorno persone nuove che arrivano da tutte le parti del mondo e ti accorgi presto che il pianeta è minuscolo. Tra i miei preferiti per ora si annoverano: gli italiani di Gessate che lavorano all'Esselunga di Pioltello; la coppia di giovani londinesi che sogna di trasferirsi in Norvegia per scappare dal caos metropolitano e fare figli (ché le scuole e il dentista qui sono gratis); la signora indiana emigrata negli USA e residente a Manhattan che mi cita i grissini Stella d'Oro come la cosa più buona che abbia mai mangiato e quasi si commuove quando scopre che sono lontanamente imparentata con la fondatrice del marchio.
Incontri gente adorabile, ma anche gente molto varia, tipo il tizio che era in vacanza con due mogli. Tutti in qualche modo ci tengono a precisare che sono stati a Milano.
"Buongiorno a tutti, sono Roberta, vengo da Milano ma vivo e Bergen, e sarò la vostra guida per oggi". E un gruppo di milanesi in coro "Contenta te!".
A fare la guida turistica si ricevono molti regali. Un portachiavi, una cena pagata al ristorante indiano, delle caramelle, del rinfrescatore d'alito made in Mumbay che per educazione non puoi rifiutare e poi scopri che sa d'incenso e che non sentirai altro sapore per l'intera giornata.
Si ricevono anche molti complimenti: sull'ottimo inglese, sulla qualità dei contenuti, sul ben pianificato storytelling e sullo humor. So raccontare le storie e sono divertente, non è bellissimo?
Essere una guida turistica vuol dire conoscere tutti i sensi unici di una città che non è la tua e senza averci mai guidato una macchina, e muoversi con disinvoltura al porto, che è un posto spaventoso, pieno di navi e container enormi. Vuol dire anche avere in testa una chiara mappa della locazione e delle tariffe dei bagni pubblici. Regola numero uno: mai menzionare il bagno se esso non è dietro l'angolo. Regola numero due: invitare caldamente tutti ad andare in bagno non appena una toilette gratuita è nelle vicinanze. Tutto il resto in questa professione è prescindibile. E comunque gli incidenti capitano sempre...

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