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høflig: adj. educato

  • Writer: Roberta
    Roberta
  • Apr 24, 2018
  • 2 min read

Essere educati, in Norvegia, è una sfida quotidiana, soprattutto perché, ad una prima impressione, ciò che qui è educazione corrisponde in Italia a pura scortesia. Salutare i vicini quando li si incontra alla mattina, ad esempio, non si fa. Almeno, a me non hanno mai salutato. Non si saluta nemmeno se si è in due sulla stessa ascensore. Non si saluta nemmeno l'amico che per caso sale sul bus alla tua stessa fermata. Fare il contrario significherebbe costringere l'altro alle chiacchiere; ma noi cosa ne sappiamo di cosa ha in testa il prossimo? Perché dovremmo invadere la sua tranquillità, disturbare la sua pace? Se però nel weekend si va a passeggiare in montagna, allora lì occorre salutare tutti, sconosciuti e non: "Hei" "Hei!". Sul bus non si cede il posto ad un anziano, se non è lui a chiederlo. Se qualcuno scivola sul ghiaccio per strada (succede!), non ci si ferma a chiedere se è tutto ok. Fare il contrario significherebbe mettere in dubbio che quella persona sia in grado di farcela da sola, attirare l'attenzione di altri passanti su una situazione imbarazzante che lo coinvolge. A tavola non si chiede al vicino di passarci il sale: ce lo prendiamo da noi e lasciamo che prosegua sereno nella consumazione della cena, anche se siamo costretti a sdraiarci su di lui. Non si dice buon appetito, ma alla fine del pasto si ringrazia per il cibo: "Takk for maten!". In Norvegia non ci si saluta e quindi si ringrazia il doppio. A volte si ringrazia al posto di salutare: "Takk for sist" è come dire "Che bello rivederti", ma si traduce come "Grazie per l'ultima volta che ci siamo visti". E quando ci si separa si ringrazia nuovamente: "Takk for oss", "grazie per averci ospitato" e l'immancabile, onnipresente "Takk for i dag", "Grazie per oggi". In Norvegia nessuno pretende nulla dal prossimo e nessuno chiede nulla: i volontari però non mancano mai. Anzi, non fare volontariato, non lavorare gratuitamente in qualche misura, è vera maleducazione, che non premia nel momento in cui si cerca un impiego, ad esempio.


Nel museo accanto a casa, quest'inverno, è entrato un uccello dal tetto. Si è ritrovato nella ricostruzione di una sala da ballo dell'800 e ha pensato di farne la sua dimora, distruggendo, tra le altre cose, il tendaggio. Ce lo ho riattaccato io. Niente esperti di arte, niente personale altamente qualificato, niente permessi particolari. C'è un volontario, è in grado di salire su una scala senza cadere, è fatta. Semplice.


Giovedì è arrivato "il pacco da giù": takk for maten, mamma e papà!


 
 
 

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