Hvor: adv. dove
- Roberta
- Aug 21, 2018
- 4 min read
Lo sapevate che il film italiano più visto nel ventunesimo secolo è stato girato a Bergen? È anche il film che ha guadagnato di più nella storia del cinema nostrano, e qui in Norvegia questa informazione desta ancora incredulità. Tutto il cast di Quo vado? di Checco Zalone nel 2015 ha invaso la città e immortalato le maggiori attrazioni di Bergen in un film che non sarà d'essay, ma su, fa ridere. Lo so che lo avete visto eh. Se non lo avete visto, vedetelo. Anzi, prima mi venite a trovare a Bergen: dopo l'esperienza diretta della Norvegia, vi farà ancora più ridere. E visto che non c'è stato turista quest'anno che non mi abbia chiesto "dov'è la casa di Checco?", ho deciso di creare io ciò che manca all'internet: un itinerario sui luoghi di Quo Vado?.
In barca dalle isole Svalbard

Checco arriva a Bergen in barca, dal Polo Nord. Lui può. Nello specifico usa un battello d'epoca costruito nel 1931, per funzionare da trasporto pubblico nell'hinterland bergenese. Si chiama Granvin e ora appartiene a una qualche fondazione che si occupa di preservare le vecchie barche. L'altro giorno Granvin era attraccato a Bergen, a farsi inzuppare da un acquazzone.

La Casa di Checco: Formanns vei 25, Sandviken


Checco abita a Sandviken, un quartiere di Bergen niente male, con vista fiordo. Da casa sua si vede casa mia e si vede il ponte sospeso di Askøy, che fino a qualche tempo fa era il più lungo della Norvegia. Le case di Sandviken costano tanto, perché si dice che la primavera da quel lato di Bergen arrivi prima e per quello tutte le case sono bianche: se il legno riesce a riflettere la luce, marcisce meno in fretta e lo si può sostituire meno spesso. Naturalmente ci abita qualcuno in questa casa. In Norvegia non esistono segreti, quindi sappiate che pare che sia un musicista e che dentro ci sia pure uno studio di registrazione.

Il mercato del pesce: Torget 5

Come tutti i non bergenesi, Checco va al mercato del pesce. Una volta, tipo nel 1500, il mercato del pesce di Bergen era davvero un posto dove si vendeva il pesce pescato la notte prima. Adesso è una specie di festival di street food che dura per quattro mesi, il posto migliore per mangiare poco e pagare tanto. Ma la balena si può mangiare solo lì!

Il ristorante italiano: Engen 18

La cucina italiana in Norvegia non è sempre al top e a volte è il caso di svitare l'insegna per evitare fraintendimenti. Il famigerato ristorante non esiste nella realtà, ché se no non gli si stava facendo una bella pubblicità. Esiste però il Cafè Opera, che ha prestato gli interni e gli esterni per questa scena: si riconosce bene lo stipite dell'ingresso con la piantina. Al Cafè Opera si va a bere un caffè (un litro, annacquato, come lo fanno qui), prima di andare a uno spettacolo al Teatro Nazionale, che sta proprio lì di fronte.

Il supermercato: Torgallmenningen 8

Checco va a far la spesa a Lerøy Mat, il supermercato più cool di Bergen. A Lerøy Mat ci vai se hai voglia di spendere tanto, o se hai voglia di focaccia, formaggio francese, tagli di carne presa al banco, e altre leccornie che te le puoi sognare altrove. È l'unico che assomiglia vagamente a un vero supermercato in senso italiano. E Checco ha pure il coraggio di lamentarsi del prezzo delle ciliegie, che per la cronaca in Norvegia costano relativamente poco. Le producono nell'Hardangerfjord, senza pesticidi, e appena colte dall'albero sanno di marmellata.

La panchina: Strandkaien

Un cameo del Bryggen è cosa che non può mancare se si gira un film a Bergen, soprattutto quando il molo davanti all'ufficio turistico offre comode panchine che ogni tanto sono pure asciutte. Da quelle panchine si contano le casette colorate della lega anseatica, ma anche gli yacht attraccati a distanza di sicurezza dalla nostra povertà.

L'aurora boreale: Fløyfjellet 2

Bergen dal monte Fløyen è sempre bellissima, ma Checco lassù ci vede anche l'aurora boreale. Di nuovo, lui può. In verità a Bergen l'aurora è un fenomeno rarissimo, e anche quando in teoria c'è, non si vede quasi mai a occhio nudo. La foto qui in basso l'ho scattata a marzo, dopo aver preso l'ultima funicolare in tutta fretta, perché le app sostenevano che si sarebbe vista l'aurora da lassù. Bella foto, ma direi che è andata male.

La depressione norvegese: Kong Oscars gate 1

Kong Oscars gate è la via che più rispecchia la natura random di questa città: percorrendola si incontrano nell'ordine: un McDonald's in una casetta di legno del 1700, il chiosco degli hot dog di renna, una chiesa medievale, negozi import con scaffali pieni di scatolette di cibo cinese degli anni '80, la cattedrale di Bergen, street art di denuncia ma anche di dubbio gusto, un parrucchiere per ricchi che si chiama Milano, la casa natale della moglie di Ibsen, la scuola media di Edvard Grieg, il museo della lebbra (sì, della lebbra). Non a caso Checco vi cammina in un momento di sconforto e disorientamento circa la sua vita al nord.

La biblioteca: Strømgaten 6

La scena delle lezioni di norvegese all'interno della biblioteca di Bergen mi permette di postare la foto successiva per dimostrarvi che, anche se non sembra dalle altre foto che ho scattato, ogni tanto il cielo è blu anche qui. La biblioteca è vagamente visibile dietro gli alberi, col suo tetto rosso (contate con un superzoom i quadrati alle finestre e vedete che l'edificio è lo stesso!).

Il matrimonio norvegese: Hordnesvegen 24, Fana

Arrivata fin qua, per dovere di completezza, devo puntualizzare anche la location del festoso party norvegese con vestiti e musica tradizionale: si tratta di Hordamuseet, un museo all'aria aperta fuori città che raccoglie una mezza dozzina di casette tradizionali con "tetto vivente" che raccontano di quando nella contea dell'Hordaland si viveva di allevamento, pesca e calzetta davanti al focolare. Ma qui, ahimé, non ci sono mai andata.
Magari un giorno tutto il tempo che ho perso per questo reportage lo metto a frutto; magari metto in piedi la prima e unica "Quo Vado Experience" di Bergen; o magari riciclo tutto quanto per una qualche presentazione in power point al corso di norvegese.
E comunque io, ogni mese che passa, in questa scena mi ci ritrovo sempre di più.
Comments